OpenAI accusata di violazione del copyright per l’addestramento di ChatGPT

OpenAI è stata recentemente accusata da un gruppo di autori statunitensi di violare il copyright nell’addestramento del suo modello di intelligenza artificiale, ChatGPT. Tra i querelanti figura anche Michael Chabon, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2001. Non si tratta della prima volta che OpenAI viene accusata di violazione del copyright, né è l’unica azienda del settore ad aver ricevuto denunce simili, Meta, Microsoft e Stability AI hanno avuto la stessa sorte in passato.

Gli autori sostengono che i loro lavori siano stati utilizzati da OpenAI per allenare ChatGPT senza il loro permesso né compensi, e che il sistema potrebbe anche creare nuovi contenuti che imitano lo stile originale, violando così i diritti d’autore. Tuttavia, l’azienda fondata da Sam Altman respinge le accuse sostenendo che l’addestramento del chatbot avviene in modo corretto rispettando le leggi sul copyright.

Nella documentazione depositata presso la corte federale, l’accusa afferma che OpenAI ha agito intenzionalmente e con totale disprezzo per i diritti degli autori e dei membri della class action. Sostengono inoltre che l’azienda fosse consapevole del fatto che i dati utilizzati per l’addestramento del modello contenessero materiale protetto da copyright e che i loro atti violassero i termini di utilizzo di tali materiali.

Gli autori chiedono un risarcimento monetario, la cui cifra non è stata resa pubblica, e chiedono anche di porre fine alle “pratiche commerciali illegali e sleali di OpenAI”.

Resta da vedere come si svilupperà questa causa e se avrà un impatto sul modo in cui le aziende del settore dell’intelligenza artificiale generativa utilizzano i contenuti protetti da copyright per l’addestramento dei loro modelli.