Nel vasto e misterioso universo in cui viviamo, la materia, quella che possiamo vedere e toccare, rappresenta solo una piccola frazione di ciò che esiste realmente. Una recente ricerca condotta dalla Chiba University in Giappone ha portato alla luce dati sorprendenti: solo il 31% dell’universo è composto da materia.
La scoperta, basata sull’analisi di ammassi di galassie e sulla loro densità, sfida le nostre precedenti conoscenze e ci spinge a riflettere sulla natura del 69% restante, noto come materia oscura.
Nel vasto teatro cosmico, ciò che vediamo rappresenta solo la punta dell’iceberg. La maggior parte dell’universo rimane avvolta nel mistero, nascosta alla nostra vista. Ma grazie a metodi innovativi e tecnologie avanzate, stiamo iniziando a svelare questi segreti.
Il Dr. Mohamed Abdullah della Chiba University in Giappone, ci spiega che la materia “barionica”, quella che forma stelle, galassie, atomi e persino la vita, rappresenta solo circa il 20% della materia totale. Il restante 80% è la misteriosa materia oscura, che potrebbe essere composta da particelle subatomiche ancora sconosciute.
Misurare la massa dell’universo non è un compito da poco. La sfida principale? La maggior parte della materia è oscura. Tuttavia, i ricercatori hanno trovato un modo ingegnoso per superare questo ostacolo. Hanno utilizzato il numero di galassie in ogni ammasso come indicatore indiretto della sua massa totale. Questo metodo, noto come relazione di ricchezza di massa, si basa sul fatto che gli ammassi più massicci contengono più galassie.
Utilizzando dati dal Sloan Digital Sky Survey, il team ha potuto confrontare il numero osservato e la massa degli ammassi di galassie con le previsioni delle simulazioni numeriche. E la scoperta è stata sorprendente: l’universo consiste solo per il 31% di materia come la conosciamo. Questo dato concorda perfettamente con le osservazioni del fondo cosmico a microonde ottenute dal satellite Planck.
Questo studio dimostra che l’abbondanza di ammassi è una tecnica valida per determinare i parametri cosmologici. Inoltre, l’uso innovativo della spettroscopia ha permesso di determinare con precisione la distanza di ogni ammasso e le vere galassie membri. Questa scoperta potrebbe fare un passo avanti verso la comprensione del nostro posto nel grande schema delle cose.