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Il disastro aereo di Tenerife ha 40 anni: 583 morti, la più grande strage dell’aviazione

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Il disastro aereo di Tenerife con i suoi 583 morti compie 40 anni. Il 27 marzo 1977 un Boeing 747 della compagnia olandese KLM si scontrò sulla pista dell’aeroporto Los Rodeos con un altro 747 della Pan Am con 396 passeggeri. Morirono 589 persone. I sopravvissuti, tutti a bordo del Pan Am, furono 61. Potevano essere di più ma non vennero salvati per un’assurda concatenazione di coincidenze. Le stesse che portarono allo schianto fatale. Un po’ come accadde a Milano Linate l’8 ottobre 2001 quando un MD-87 della SAS si scontrò in pista con un Cessna. I morti furono 118.

DISASTRO DI TENERIFE: LA BOMBA ALL’AEROPORTO DI GRAN CANARIA

Quel giorno a Los Rodeos, conosciuto come aeroporto di Tenerife Nord, non fu come gli altri. Lo si capì quanto il movimento indipendentista delle Isole Canarie fece esplodere una bomba in un negozio di fiori all’aeroporto di Gran Canaria. Lo scalo, quel giorno, avrebbe dovuto accogliere 11 aerei che vennero dirottati tutti verso Tenerife Nord. All’epoca quello scalo era già considerato obsoleto e sarebbe stato affiancato, l’anno dopo, dall’aeroporto Tenerife Sud, migliore sia per infrastrutture sia per posizione. Inoltre in quel periodo dell’anno non aveva un grande traffico, tanto che quel giorno nella torre di controllo c’erano solo due persone che si trovarono a dover gestire contemporaneamente decine di aerei dirottati al loro scalo vista la chiusura di Gran Canaria.

DISASTRO DI TENERIFE: IL 747 KLM E IL 747 PANAM: 644 PERSONE A BORDO

Tra questi c’erano i due 747 che si sarebbero scontrati sulla pista. Entrambi erano charter con a bordo passeggeri destinati alle navi da crociera. Il volo KLM 4805 proveniva da Amsterdam ed aveva ai comandi Jacob Louis Veldhuyzen van Zanten, un’istituzione nel suo Paese. Il volo Pan Am 1736 proveniva invece da Los Angeles con scalo intermedio a New York. Entrambi avevano come destinazione finale Gran Canaria ma furono costretti allo scalo a Tenerife dalla torre di controllo che chiuse lo scalo dopo l’esplosione della prima bomba e la minaccia di un secondo ordigno al loro aeroporto di destinazione. Il volo PanAm, carico di carburante, chiese di poter rimanere in aria fino alla riapertura di Gran Canaria. I controllori, membri dell’esercito come previsto dalla recente dittatura di Francisco Franco, ordinarono di fatto agli americani l’atterraggio a Tenerife Nord.

DISASTRO DI TENERIFE: IL PICCOLO AEROPORTO LOS RODEOS

Come detto Tenerife Nord era un piccolo aeroporto ormai superato dal tempo. Destinato al traffico regionale, non accoglieva solitamente grandi aerei o importanti volumi di traffico. Aveva un piccolo piazzale, una sola pista e una sola via di rullaggio. Queste due erano parallele e collegate da quattro bretelle. Inoltre l’aeroporto era, come oggi, protetto da alte montagne e affacciato sul mare. Questo agevolava, e agevola tutt’ora, la formazione di nebbie che possono colpire lo scalo in qualsiasi momento. I due aerei atterrarono a poca distanza l’uno dall’altro con il PanAm parcheggiato dietro il 747 “Reno” della KLM, registrato “PH-BUF”. Fu il primo tassello del disastro di Tenerife.

DISASTRO DI TENERIFE: IL COMANDANTE JAKOB VAN ZANTEN

Il secondo tassello del disastro di Tenerife fu rappresentato dall’orario. La deviazione a Tenerife Nord preoccupò non poco il comandante olandese Jakob Van Zanten. Da maestro istrutture della KLM sapeva che la compagnia imponeva il rispetto tassativo delle ore di volo da parte dell’equipaggio. Il 747 doveva ripartire verso Amsterdam entro le ore 18.30 delle Isole Canarie. In caso contrario l’aereo sarebbe rimasto a Tenerife e tutti i passeggeri sarebbero stati alloggiati in un hotel a spese della compagnia. Visto che Gran Canaria continuava a rimanere chiuso il comandante decise di far fare il pieno di benzina al suo aereo così da arrivare a destinazione, far scendere i passeggeri e ripartire subito verso i Paesi Bassi. Se avesse fatto finta di niente e non avesse rispettato gli orari di servizio Van Zanten avrebbe rischiato il ritiro della licenza da pilota commerciale.

DISASTRO DI TENERIFE: GLI EVENTI

Nel frattempo l’equipaggio del volo PanAm fece aprire le porte del suo 747 ottenendo delle scale per far scendere i passeggeri sul piazzale. Loro erano in viaggio da ormai 15 ore e qualcuno iniziava a manifestare irritabilità. Tuttavia il comandante Victor Grubbs ordinò all’equipaggio di non far andare i passeggeri in aeroporto così da non perdere tempo. Van Zanten invece per facilitare le operazioni di carico carburante fece sbarcare l’intero 747. E questo fu il secondo tassello del disastro di Tenerife.

DISASTRO DI TENERIFE, I SOPRAVVISSUTI

Alle ore 15.00 venne riaperto l’aeroporto di Gran Canaria. Fu così che tutti i voli si apprestarono a lasciare di corsa Tenerife Nord. Il PanAm cercò subito di andare via ma si trovò davanti il KLM impegnato a fare benzina. Volendo con l’aiuto del personale di terra quel 747 sarebbe passato dietro l’aereo azzurro ma decisero di restare in coda per motivi di sicurezza. Il rifornimento del KLM si concluse alle 16.26. Contestualmente i passeggeri vennero richiamati a bordo. Una di loro, Robina van Lanschot, decise di rimanere a terra per passare la serata con il suo fidanzato. Fu la sua salvezza. Intanto la nebbia stava iniziando a scendere su Tenerife Nord. Il KLM venne istruito all’immissione sulla pista di volo in corrispondenza della testata 12. Avrebbe dovuto percorrere il tragitto lungo tutta la sua lunghezza, girare di 180 gradi e allinearsi al decollo. Al PanAm invece si disse di immettersi sulla pista dietro l’aereo olandese, rullare fino alla pista tre, imboccarla e attendere sulla taxiway di rullaggio.

DISASTRO DI TENERIFE: LA NEBBIA E IL COMPORTAMENTO DEL VOLO PANAM

L’operatore a terra e il controllore in torre usavano la stessa frequenza e le informazioni spesso erano confuse o incomplete. Il PanAm dopo essere arrivato al raccordo 3, indicato in maniera perentoria dai controllori, si accorse che richiedeva per l’imbocco una doppia curva a 135 gradi con il rischio di rimanere impantanati nell’erba con i carrelli centrali. La nebbia intanto aveva avvolto l’aeroporto, terzo tassello del’incidente, le indicazioni non erano leggibili e vista l’oggettiva difficoltà della manovra sul raccordo tre credettero che in realtà avrebbero dovuto imboccare una via più semplice, la 4, e che quella fosse l’intenzione della torre di controllo. Il 747 “Clipper Victor” si diresse verso quella via. E questo fu il quarto tassello del disastro di Tenerife.

DISASTRO DI TENERIFE: IL DECOLLO DEL VOLO KLM SENZA AUTORIZZAZIONE

Intanto il volo KLM era pronto per il decollo. Van Zanten era impaziente di tornare a casa per la questione delle ore evitando così una permanenza alle isole Canarie del Boeing 747. Il suo co-pilota, Klaas Meurs, istruito proprio da Van Zanten, notò che la Torre non aveva dato l’autorizzazione al decollo. Il comandante fu chiaro: “Chiedigliela“. Quinto tassello. Il co-pilota ripeté il piano di volo con il controllore per poi dire: “adesso stiamo decollando“. Dalla torre imposero di aspettare. Nel frattempo il volo PanAm sentendo la dichiarazione del KLM disse di aspettare che stavano ancora rullando. Tutti usavano la stessa frequenza e questo portò alla sovrapposizione dei messaggi. Sesto tassello. Il KLM sentì “Ok…decollo“. Van Zanten portò la potenza dei motori al massimo.

DISASTRO DI TENERIFE: LO SCHIANTO

La nebbia era molto fitta con visibilità a 150 metri e i piloti del volo PanAm non si accorsero di trovarsi di fronte a un altro 747 in decollo. Il comandante Grubbs fu il primo a vedere il KLM in decollo ed esclamò “Quel figlio di puttana ci sta venendo addosso!” e diede il massimo della potenza per uscire il prima possibile dal raccordo quattro. Van Zanten intanto aveva raggiunto la velocità V1, quella che impone il decollo. Quando vide l’aereo americano cercò in tutti i modi di decollare strisciando con la coda sulla pista. La velocità non era però del tutto sufficiente a far partire l’aereo anche a causa dei serbatoi pieni. Il tentativo fu disperato ma inutile. Il 747 della KLM colpì con i motori e il carrello il ponte superiore del volo Pan Am. L’impatto fu devastante. Il Clipper Victory prese fuoco immediatamente. Il “Reno” continuò a volare per pochi metri per poi ricadere sulla pista, scivolare sull’asfalto e disintegrarsi sulla pista divorato dalle fiamme.

DISASTRO DI TENERIFE: 589 MORTI CARBONIZZATI

La nebbia era tale che nessuno si accorse dell’incidente che verrà ricordato come “disastro di Tenerife”. L’allarme venne lanciato da un volo della Sterling Airlines che avvisò della presenza di bagliori e rottami sulla pista. La torre, sconvolta, mandò le squadre di soccorso a sua disposizione sulla pista. Si trovarono di fronte il KLM disintegrato e divorato dalle fiamme. Ci vollero 20 minuti per capire, nella nebbia, che c’era un altro 747 che andava a fuoco. I roghi durarono per circa 15 ore. Se i pompieri si fossero accorti prima del volo PanAm forse ci sarebbero stati più sopravvissuti dato che molti americani morirono soffocati dall’incendio. Le autopsie furono impossibili per i passeggeri del volo KLM. Di loro praticamente non rimase più nulla. Molti dei superstiti vennero portati in ospedale in taxi perché mancavano i mezzi di soccorso.

DISASTRO DI TENERIFE: LE COLPE

In pochi secondi 583 persone persero la vita su 644 imbarcate. Questo fu il disastro di Tenerife. Le autorità ritennero che l’incidente fu il frutto di una serie di eventi sfortunati. Sarebbe bastato che solo uno di questi non fosse avvenuto e la tragedia non ci sarebbe stata. Le cause dello schianto, tuttavia, ebbero responsabilità ben precise:

  • Il PanAm ignorò gli ordini della Torre. Se avesse preso il raccordo 3 anziché il 4 la tragedia non sarebbe avvenuta
  • Il KLM scatenò l’incidente decollando senza autorizzazione.
  • La Torre di Tenerife Nord si è espressa usando sempre un linguaggio non convenzionale.

 

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Maghdi Abo Abia ci riprova su Ultimometro. Si tratta del suo esperimento nato a seguito della conclusione del suo lavoro all'interno di Giornalettismo. Punta alla qualità, non al click. Sogna nel Seo. Un dilettante che si diletta.

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