“Scusi, che cosa sta succedendo?” “Sta per iniziare la commemorazione di Piazza Fontana” “Ah…”.
Questa è la risposta che ho ottenuto al mio tentativo di spiegare a una ragazza di passaggio per quale motivo ci fosse un palco e perché alcune persone stazionavano davanti alla fu Banca Nazionale dell’Agricoltura. La sua reazione distratta nonché scontata ha dimostrato come, inevitabilmente, il tempo sia destinato a cancellare il ricordo di quanto accadde in Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre 1969. Una bomba esplose nell’atrio dell’istituto di credito che oggi ospita la Monte Paschi di Siena. I morti furono 17. I feriti 89. Nonostante siano passati 47 anni ancora non si hanno né colpevoli né moventi per quella che fu la prima strage terroristica del Paese.
PIAZZA FONTANA, L’ATTENTATO
La strage di Piazza Fontana fu la prima di una lunga serie di attentati che diedero vita alla cosiddetta “strategia della tensione”. Non fu la più sanguinosa ma rappresentò uno spartiacque decisivo. Come cantavano gli Yu Kung in “Luna Rossa” in quel giorno ormai lontano la città si stava preparando al Natale. C’era il mercatino degli agricoltori ma niente luminarie a causa dell’ “autunno caldo”. All’improvviso, alle 16.37, lo scoppio. Violento. Inaudito. Devastante. L’atrio della Banca Nazionale dell’Agricoltura è sconvolto. Distrutto. Devastato. Al centro un cratere mostra la forza imponente dell’esplosione. All’epoca venne indicata la pista anarchica su suggerimento del Viminale. Il Presidente del Consiglio era Mariano Rumor. La verità processuale dimostrò che in realtà fu solo una copertura. I responsabili furono gruppi neofascisti appoggiati da apparati deviati dello Stato. Eppure, nonostante questo, non si riuscì ad identificare un colpevole.
PIAZZA FONTANA, IL RICORDO
In Piazza Fontana Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha fatto gli onori di casa accogliendo le delegazioni di altri comuni, uno su tutti Bologna presente con il proprio gonfalone. E anche quest’anno, come segnalato dai familiari delle vittime, nessun rappresentante dello Stato si è presentato in città. Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha fatto pervenire un comunicato in cui ha ricordato le difficoltà per arrivare a una verità processuale sottolineando il coinvolgimento dei servizi segreti deviati e di associazioni neofasciste. Ma nessun rappresentante del Viminale ha pensato di arrivare a Milano anche solo per un gesto simbolico. Probabilmente nonostante siano passati tutti questi anni, il governo italiano non è riuscito a spiegare cosa accadde quel giorno.
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PIAZZA FONTANA, LA STRAGE
La strage di Piazza Fontana fu solo la peggiore di cinque attentati programmati per il 12 dicembre. Una seconda bomba venne trovata nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana di Piazza della Scala. Un terzo ordigno scoppiò a Roma alle 16.55 nel passaggio sotterraneo tra l’entrata della Banca Nazionale del Lavoro in via Veneto e via San Basilio. Una quarta bomba scoppiò alle 17.20 all’Altare della Patria, dieci minuti prima del quinto attentato al Museo centrale del Risorgimento. Le uniche vittime furono registrate alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. La verità sulla strage arrivò solo nel 2005 in Cassazione al termine di un percorso pressoché infinito con la conferma dell’assoluzione di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni.
PIAZZA FONTANA, I MISTERI
Tuttavia la Suprema Corte stabilì che la strage di Piazza Fontana fu realizzata dalla cellula eversiva di Ordine Nuovo guidata da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili perché assolti nel 1987. Questa fu la conclusione di un percorso iniziato il 15 dicembre 1969 con l’arresto e la morte di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, morto dopo essere caduto da una finestra della Questura in circostanze mai chiarite. E dire che il 14 dicembre 1969 l’avvocato Vittorio Ambrosini indicò come responsabili 18 militanti neofascisti affiliati a Ordine Nuovo. Ci furono i processi a Catanzaro, i “non ricordo” di Giulio Andreotti, le fughe all’estero, gli arresti di generali e di persone parte degli apparati dello Stato. Un mistero italiano, quindi. Un mistero che potrebbe appassionare i giovani che avrebbero il piacere di sentire viva la propria coscienza sociale e che potrebbe spingerli a imparare qualcosa.
Almeno per evitare che il tempo possa cancellare il ricordo di 17 persone morte senza un motivo per mano di ignoti che hanno dato il via alla strategia della tensione in Italia.
