Gli italiani dichiarano guerra al Canton Ticino e alla Svizzera dopo l’esito del Referendum “Prima i nostri”. Il messaggio è chiaro: Non ci volete più a lavorare? Allora noi non vi vogliamo più vedere nei nostri supermercati ad acquistare prodotti a un prezzo più basso. Altrimenti? Vi tagliamo le gomme della macchina. E non solo. Una minaccia di stampo criminale destinata a nutrire lo stereotipo degli italiani all’estero. La vicenda sembra si sia chiusa con l’individuazione del responsabile da parte dei Carabinieri. Si tratta di un trentacinquenne erbese disoccupato che avrebbe agito per rancore dopo il referendum “Prima i nostri”.
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SVIZZERA, NEL MIRINO LE AUTO ELVETICHE AL BENNET DI TAVERNOLA
Occhio per occhio, dente per dente. Potremmo riassumere così lo scontro tra alcuni italiani e gli svizzeri residenti in Canton Ticino, scontro testimoniato dalla stampa locale. Motivo del contendere un volantino minatorio applicato sulle auto con targa svizzera parcheggiate al “Bennet” di Tavernola, provincia di Como. Gli autori nel contenuto del messaggio ribadiscono che si tratta di una risposta all’esito del Referendum “Prima i nostri”. Dalle parole ora si passa alle minacce. La cosa, ovviamente, sta mettendo in allarme la Svizzera che si dichiara accerchiata anche dopo il servizio de Le Iene giudicato malevolo al di là del confine.
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SVIZZERA, I CARABINIERI TROVANO IL RESPONSABILE
I Carabinieri hanno trovato il responsabile del volantino, un trentacinquenne erbese disoccupato che sostiene di aver agito per rancore nei confronti degli svizzeri dopo il referendum “Prima i nostri”. Ora la palla passa alla magistratura chiamata ad indagare anche sulla comparsa avvenuta il 16 ottobre dello stesso volantino questa volta nel parcheggio di un centro commerciale a Montano Lucino.
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SVIZZERA, L’INCONTRO LOMBARDIA-CANTON TICINO E LE RISPETTIVE POSIZIONI
Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha incontrato a Bellinzona, lo scorso 12 ottobre, il Consiglio di Stato ticinese. L’occasione è servita per parlare del referendum “Prima i Nostri” e le sue possibili implicazioni per quanto riguarda i 62.000 lavoratori italiani impiegati in Svizzera. Roberto Maroni al termine della riunione si è detto rassicurato sul fatto che non vi saranno azioni discriminatorie a danno dei lavoratori. Paolo Beltramelli, Presidente del Consiglio di Stato ticinese, ha risposto ricordando come sia “compito delle istituzioni di un territorio come il Canton Ticino poter difendere il lavoro dei ticinesi e questo a un salario dignitoso”.
SVIZZERA, L’ITALIA TEME UNA RATIFICA CHE COLPISCA 62.000 PERSONE
Il Canton Ticino dovrà discutere a partire dal prossimo novembre come approcciarsi al tema del referendum. La Lomabardia è chiamata ad osservare interessata e capire se la questione verrà affidata o meno a una commissione parlamentare. La Svizzera accusa l’Italia di voler strumentalizzare la questione ricordando che i 62.000 frontalieri rappresentano una doppia risorsa per il nostro Paese sia in termini di rimesse sia in ottica di una minore necessità di garantire posti di lavoro nel territorio. L’Italia dal canto suo spera di mantenere lo status quo senza scossoni dalle conseguenze imprevedibili.
IL TESTO DEL VOLANTINO USATO AL BENNET DI TAVERNOLA
Certo, se poi ci mettiamo volantini del genere:
“Vi piace venire in Italia a fare la spese perché costa meno????????? Ecco allora visto che non ci volete a lavorare in Svizzera (visto ultimo referendum) siete pregati di farvi la spesa a casa vostra..I supermercati ce li avete… Dalla prossima volta che vi vediamo a comprare in Italia via squarciamo le gomme della macchina e non solo…”
La strada è in salita: Entrambe le parti hanno da perdere. Cosa accadrà? (Photocredit Cdt.ch)



