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“Non ho mica le bombe in valigia”. Arrestato italiano in Thailandia

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“Non ho mica le bombe in valigia“. Questa frase rischia di costare molto cara a un settantenne italiano, Giorgio Pasquinucci, residente a Grosseto. L’uomo l’ha esclamata durante un controllo bagagli all’aeroporto di Phuket ed ora per questo potrebbe essere condannato fino a cinque anni di carcere. O, secondo fonti dell’Ambasciata, condannato ed espulso dal Paese. L’uomo è stato intervistato dal Tirreno.

UNO SCHERZO DELLE BOMBE IN VALIGIA CHE SI TRASFORMA IN DRAMMA

L’allarme terrorismo in tutto il mondo è molto elevato. La Thailandia non fa eccezione anche a seguito di proteste che hanno avuto per bersaglio il governo. Per questo in ogni aeroporto del Paese i controlli sono serrati e molto incisivi. L’uomo, nel suo racconto, ha riferito di quanto accaduto il 20 febbraio 2017 durante un controllo successivo al check point bagagli. Una poliziotta stava ispezionando lo zaino del computer dell’uomo quando questi ha esclamato: “Guardi che non c’ho mica le bombe”. Uno scherzo. Che ha scatenato un terremoto. La donna, alla parola “bomba”, ha allertato i colleghi che si sono presentati per chiedere cosa fosse accaduto: “Loro le hanno chiesto cosa fosse successo e poi si sono messi a ridere”, ha continuato Pasquinucci. Sembrava finito tutto. Invece no.

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L’aeroporto di Phuket (Photocredit Wikipedia – Wikimedia)

SCHERZO DELLA BOMBA IN VALIGIA: “NON MI HANNO FATTO SPIEGARE”

Il settantenne di Grosseto era in compagnia del fratello e di un amico. Dopo un periodo di vacanza a Phuket erano pronti a rientrare in Italia. Poco dopo lo scambio di battute con gli agenti il gruppo è stato diviso. E l’uomo è stato arrestato con l’accusa di “presunto procurato allarme”. Continua l’uomo, protagonista dello scherzo della bomba nella valigia in aeroporto: “Non mi hanno nemmeno chiesto niente non mi hanno dato la possibilità di spiegare. Nonostante i poliziotti avessero capito che era un tutto un quiproquo, il comandante mi ha arrestato e sbattuto prima nella cella dell’aeroporto e poi nel carcere di Phuket“.

DUE GIORNI IN CARCERE, PER I BISOGNI UN BUCO CON UNA BROCCA COME SCARICO

L’esperienza nel carcere di Phuket è durata due giorni. Ma basta per un’esistenza intera: “la cella era senza neanche il letto e i servizi sanitari, con il neon acceso notte e giorno. Ho dormito per terra, per i bisogni c’era un buco per terra con una brocca con l’acqua per scaricarlo, i pasti mi venivano dati attraverso le sbarre“. Dopo aver ottenuto un avvocato d’ufficio ed aver strappato la scarcerazione grazie all’aiuto di un agente di polizia che parlava italiano, e dopo pagato una cauzione di circa 1300 euro Giorgio Pasquinucci è stato confinato in un hotel, pagato a sue spese, in attesa del processo. Nell’attesa, a suo dire, nessuno dell’ambasciata italiana a Bangkok si è adoperato per dargli una mano: “mi hanno detto che non potevano fare niente, nemmeno procurarmi un interprete“.

In attesa dell’udienza, spostata rispetto alla data fissata in origine, Giorgio Pasquinucci resta nel suo hotel, paga le spese, copre la parcella dell’avvocato e attende, potendo contare solo sull’aiuto degli amici che seguono la vicenda dall’Italia. (Photocredit copertina Wikipedia – Wikimedia)

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