José Mourinho è in crisi. Lo Special One è ormai arrivato al termine della propria corsa. Il calcio è cambiato. Non ha saputo adeguarsi. Il suo 11 dietro la palla a picchiare come fabbri e poi ripartire in velocità ha fatto il suo tempo. La crisi, latente nelle ultime settimane, è esplosa al 4-0 del Chelsea sul Manchester United a Stamford Bridge, l’ex casa del portoghese. Colpa dell’esultanza di Antonio Conte. Mourinho c’è rimasto così male da aver detto all’ex allenatore dell’Italia che certe cose non si fanno e che è un’umiliazione. Ma come. Proprio lui?
ANTONIO CONTE FESTEGGIA E MOURINHO CI RESTA MOLTO MALE
Antonio Conte ha avuto tutte le ragioni per esultare. Fino a poche settimane fa erano in molti a volere la sua testa, Roman Abrahmovic su tutti. Chiaramente vincere in casa per 4-0 contro il Manchester United crea eccitazione. Ibrahimovic si è improvvisamente accorto di avere 35 anni, Pogba costato 105 milioni non sa fare due ruoli, Rooney è diventato un ex giocatore, Martial e Rushford sono fantasmi. Ovviamente annichilire questa squadra e questi nomi con gesti tecnici come quelli di N’Golo Kante nel gol del 4-0 farebbero eccitare chiunque. Non José Mourinho, l’ex Special One.
LEGGI ANCHE: Antonio Conte al Chelsea è tornato ad essere sé stesso
NEL 2010 ERA BELLO ESULTARE IN FACCIA AL CAMP NOU, VERO?
Che poi. Vi ricordate come José Mourinho festeggiò la conquista della finale da parte dell’Inter contro il Barcellona al Camp Nou? Quella bella corsetta indice all’aria verso i tifosi blaugrana? Quel modo sfrontato e strafottente di affrontare gli avversari e di resistere ai tentativi di Victor Valdes di farlo quantomeno ragionare? Allora cosa fece? Sempre nella stessa partita quando José Mourinho andò dietro Pep Guardiola con la più clamorosa delle trollface per dirgli di non esultare dopo l’espulsione di Thiago Motta che non era ancora fatta? Quello era giusto? Non era umiliante?
LUI IL PASSATO, CONTE E MAZZARRI IL FUTURO
José Mourinho sta abdicando con addosso l’infamia del rosicone. Rosicone. Si. Perché prendersela con un altro perché ti festeggia in faccia significa essere rosiconi. Se Antonio Conte si fosse girato verso di lui facendo un gestaccio avremmo capito. Se Walter Mazzarri dopo la vittoria del Watford sullo United avesse provocato Mourinho allora qualcuno lo avrebbe difeso. No. Il portoghese ha sempre cercato dei nemici per caricarsi sulle spalle le pressioni lasciando la squadra libera di esprimersi. Oggi non ne ha. E, cosa peggiore, nessuno lo fila. Lo calcola. Lo pensa. Karma.
MOURINHO VATTENE AL RIO AVE
Se vuole tornare ad essere qualcuno e non venire bollato come meteora fortunata di un periodo calcistico strano, leggasi la finale del Porto vinta contro il Monaco o un’Inter capace di approfittare del viaggio in pullman del Barcellona dopo l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, deve tornare alle origini. Basta milioni. Basta campioni. Basta giornali. Gli consigliamo un periodo al Rio Ave. Tanto non ha bisogno di denaro e potrebbe concentrarsi sul campo. Potrebbe aggiornarsi, capire come sia cambiato il pallone in 10 anni, tornare ad essere determinante. Se vuole. Altrimenti non sarà più ricordato come José Mourinho lo Special One ma più come José Mourinho il Rosik One.



