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Strage di Viareggio, la sentenza: condannato Mauro Moretti

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Strage di Viareggio, la sentenza è arrivata dopo un processo lungo sette anni. Condannati tutti gli indagati a pene che vanno da 9 a 5 anni di reclusione. Mauro Moretti, ex Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato è stato condannato a 7 anni di carcere. Le nove aziende coinvolte sono state condannate. Si tratta di una condanna di primo grado. Nessuno è scampato al giudizio della procura di Lucca. Condannato anche l’ex Amministratore Delegato di RFI Michele Mario Elia a 7 anni e 6 mesi di reclusione.

STRAGE DI VIAREGGIO, LA SENTENZA

La strage di Viareggio, indicata ufficialmente come “Incidente di Viareggio”, avvenne il 29 giugno 2009 e causò la morte di 32 persone. Tutto fu dovuto al deragliamento di un treno merci, il Trecate-Gricignano, numero 50325. Nell’urto una cisterna contenente Gpl si forò. Dal nulla nacque un incendio violentissimo alimentato dal getto di Gpl che inondò le case vicine poste a poche centinaia di metri dal fabbricato viaggiatori. L’esplosione della cisterna scatenò il disastro. Erano le 23.48, un’ora in cui la maggior parte delle vittime venne colta in casa, se non addirittura nel sonno. Il deragliamento del treno merci probabilmente fu dovuto al cedimento del carrello del primo carro cisterna. Questi portò con sé altri quattro carri. E fu proprio il primo a perforarsi scatenando il disastro.

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STRAGE DI VIAREGGIO, L’INCIDENTE

Le vittime immediate della strage di Viareggio furono 11, bruciate vive dalle fiamme o travolte dal crollo delle loro case. Due morirono per infarto a causa dello spavento. La maggior parte degli ustionati morirono nelle settimane successive mentre i due macchinisti si salvarono perché, una volta deragliato il treno, scapparono proteggendosi dietro un muro. I due morti per infarto non vennero contati nella lista ufficiale per cui si ebbero 32 morti e 25 feriti anziché 34 decessi. A poche ore dall’evento, mentre si faceva la conta dei danni, partì un’inchiesta finalizzata a definire la probabile causa dell’incidente. In poco tempo si stabilì che fu colpa del cedimento di un asse del carrello a causa della fatica del metallo. La sentenza avrà definito per quale motivo si sia rotto il braccetto.

STRAGE DI VIAREGGIO, LE VITTIME

Il processo della Strage di Viareggio avrà definito anche le responsabilità del rogo, dell’esplosione della cisterna e della morte di 33 persone. L’inchiesta fu lunga e tortuosa. Dopo sei mesi dall’incidente non fu trovato alcun responsabile. La notizia portò al blocco dei binari della ferrovia. Nel novembre 2009 la società GATX proprietaria della cisterna offrì un risarcimento ai familiari delle vittime insieme a Ferrovie dello Stato. La cosa si fermò dopo poche settimane. Mario Moretti, all’epoca Amministratore Delegato di FS, in un’audizione al Senato nel Febbraio 2010 definì la vicenda uno “spiacevole episodio“. A nove mesi dall’incidente i familiari delle vittime diedero via a un sit in di protesta per chiedere alla procura di Lucca di trovare gli eventuali responsabili. La protesta durò 32 ore.

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STRAGE DI VIAREGGIO, IL PROCESSO

Il 21 aprile 2010 arrivò la svolta. La procura di Lucca fece sapere di aver iscritto nel registro degli indagati sette persone. Due mesi dopo l’elenco si allungò a 18 persone. Tra loro tre meccanici tedeschi dell’officina in cui venne controllato il carro deragliato oltre a un altro meccanico italiano. Il 16 dicembre 2010 vennero emessi 38 avvisi di garanzia. Tra i coinvolti anche Mauro Moretti. La perizia disposta dal Gip individuò la causa dell’incidente nel cedimento dell’asse mentre l’incendio e la successiva esplosione furono causate da un impatto tra la cisterna e un elemento fisso dell’infrastruttura, la punta di una controrotaia dello scambio “piegata a zampa di lepre”. Il 22 luglio 2013 la Commissione Ministeriale di Indagine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicò una relazione che ribaltava completamente la tesi sostenuta dagli ingegneri di Ferrovie dello Stato e dei periti del GIP.

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STRAGE DI VIAREGGIO, LE INDAGINI

Secondo costoro la causa dello scoppio e del seguente incendio era da attribuirsi all’urto con un picchetto di regolazione curve, per l’esattezza il numero 24, posto all’uscita della stazione di Viareggio. Questa fu la conclusione a cui giunsero anche i periti della Procura di Lucca e i consulenti tecnici dei parenti delle vittime. Il processo iniziò il 13 novembre 2013 ma lo Stato, nonostante le richieste dei familiari delle vittime, non si costituì parte civile al processo. Enrico Letta, all’epoca Presidente del Consiglio, in una lettera al Tirreno, spiegò i motivi della scelta:

Nel caso della strage di Viareggio, da parte del presunto autore dei reati, vale a dire del Gruppo Ferrovie dello Stato, c’è stata una proposta che offriva l’integrale risarcimento del danno. Integrale. Di fronte a questa proposta l’Amministrazione statale sul piano processuale non avrebbe potuto costituirsi in giudizio, per chiedere un risarcimento che veniva offerto, appunto, fuori dal processo.

Tutto il resto – la vicinanza a una comunità così drammaticamente colpita, la comprensione delle dimensioni spaventose del dramma, la presenza delle istituzioni – può e deve esplicarsi per altre vie. La mia di vicinanza, la ribadisco anche attraverso questo intervento pubblico perché formalmente, con un processo in corso, non ho altra strada da percorrere se non quella del sostegno personale, unito all’impegno a seguire con attenzione ogni ulteriore evoluzione della vicenda.

(Photocredit copertina Di rabendeviaregia – IMG_3197, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7166566)

 

 

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