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Kowloon

Kowloon, storia della fu “città murata” di Hong Kong

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Kowloon è un mito, per Hong Kong e non solo. Kowloon è un’immagine, un simbolo, un’entità che ritorna ciclica sui social network. Come potremmo definire altrimenti un’area larga 27 mila metri quadrati in grado di ospitare 33.000 persone, con una densità potenziale di 1,2 milioni di individui per chilometro quadrato? Se vi venisse voglia di andarla a visitare, sappiate che ormai è troppo tardi. La “Città Murata” di Kowloon è stata demolita nel 1993. Al suo posto un parco, lungo 213 metri e largo 126, le stesse misure di quella che non fu altro che una baraccopoli sviluppata per altezza.

KOWLOON, UNA STORIA CHE PARTE DALL’ANNO 1000

La città murata deve il suo nome alla penisola di Kowloon, posta a poca distanza dall’isola di Hong Kong. L’area, abitata fin dall’anno 1000, divenne improvvisamente famosa nel 1898, ai tempi della Convenzione per l’estensione del territorio di Hong Kong siglata da Regno Unito e Cina. L’esercito inglese sbarcò sulla Penisola nel 1841 e prese possesso di un forte preesistente. Le mura vennero ammodernate e completate nel 1847 dando così il via alla storia della città murata di Kowloon. Fino al 1898 all’interno dell’area lavoravano sia soldati dell’esercito inglese sia ufficiali cinesi. La coabitazione durò per 51 anni, fino al giorno della Convenzione.

KOWLOON, IL CONFRONTO TRA CINA E REGNO UNITO

Cina e Regno Unito stabilirono che Londra avrebbe avuto il controllo di Hong Kong e Kowloon mentre la città murata veniva esclusa dal controllo britannico. Di fatto il forte divenne un’exclave cinese in territorio inglese. I cinesi chiesero di poter mandare dei soldati insieme ai propri funzionari impiegati al forte. Gli inglesi rifiutarono con forza e minacciarono di assediare l’edificio. Nel 1899 Londra decise unilateralmente, scatenando le proteste dei cinesi, di includere il forte di Kowloon nei propri possedimenti. Da quel momento la città murata divenne terra di nessuno. Gli inglesi non volevano problemi diplomatici e per questo decisero di non occuparsi direttamente del forte mentre i cinesi non avevano intenzione di cercare lo scontro con l’impero britannico.

LA “TERRA DI NESSUNO”

Risultato? La città murata di Kowloon divenne una terra di nessuno, priva sia di leggi sia di controlli. Nei 94 anni successivi la popolazione passò da 300 a 33.000 persone. Coloro che avevano la necessità, o il bisogno, di rifarsi una vita in un posto estraneo ad ogni legge o ad ogni regola pensarono bene di stabilirsi qui. Le case, realizzate nel perimetro del vecchio forte, vennero costruite in altezza con stili e colori tali da rendere diversi gli stabili, piano per piano. Il gioco era semplice. Un nuovo residente arrivava, trovava la sua sistemazione e si faceva costruire un piano su uno stabile preesistente.

TRA IGIENE E BUIO

La crescita in altezza della città murata di Kowloon è stata tale da impedire alla luce del sole di raggiungere i sentieri che permettevano il collegamento tra i vari stabili. La situazione igienica dell’area era a dir poco fatiscente. L’acqua potabile arrivò a Kowloon solo negli anni ’70 del ‘900, prima si raccoglieva l’acqua piovana attraverso taniche poste sui tetti dei palazzi, le strade erano troppo sporche per poter anche solo immaginare di camminare, nell’unico ristorante della città murata gli animali venivano macellati davanti ai clienti per dare loro la certezza di mangiare carne non andata a male. Il governo era garantito dalla mafia cinese, la cosiddetta “Triade”, che aveva trasformato Kowloon in un paradiso dello spaccio, della prostituzione, del gioco d’azzardo.

FINE DELL’UTOPIA

La polizia non poteva entrare a Kowloon se non in grossi gruppi. Inoltre c’era sempre la questione del difetto di giurisdizione tra Cina e Regno Unito. Intanto la vita è andata avanti tanto da permettere l’apertura di attività commerciali e scuole. La situazione è andata avanti fino al 1987, anno in cui Pechino e Londra decisero di trovare un accordo per porre fine alla storia di Kowloon. Gli abitanti vennero trasferiti poco alla volta in case popolari costruite per l’occasione e, nel 1993, venne abbattuta l’intera città murata di Kowloon. L’area, grande poco più di quattro campi da calcio, divenne un parco al cui interno fu restaurato il forte inglese originario, il Whitfield Barracks.

IL RICORDO DEI RESIDENTI

Di Kowloon restano le foto ed i ricordi di coloro che costruirono e vissero all’interno di un’utopia. Le loro testimonianze furono raccolte dal Wall Street Journal che creò un mini sito in cui è tutt’ora possibile vedere Kowloon e sentire le parole di chi è stato in quello che fu definito un “alveare”, tra strade sporche e buie, insegne accavallate tra di loro, persone perse in attività sia legali sia illegali ed un’umanità unica nel suo genere.

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